Nell'ultimo bacio, dolcemente, ella gli raccomandò discrezione, col Balli specialmente. Ella ci teneva alla propria fama.
Col Balli Emilio fu indiscreto subito, la stessa sera. Parlò di proposito, con l'intenzione di reagire alle menzogne d'Angiolina, senza tener conto delle raccomandazioni di lei, intese certamente a ingannare lui e non a tener all'oscuro gli altri. Ma poi sentì una grande soddisfazione di poter raccontare al Balli d'aver posseduto quella donna. Fu una soddisfazione intensa, importante, che gli levò qualunque nube dalla fronte.
Il Balli lo stette a sentire da medico che vuol fare una diagnosi: – Mi pare proprio di poter essere sicuro che sei guarito.
Allora però Emilio sentì il bisogno di confidarsi, e raccontò dell'indignazione che provocava in lui il contegno di Angiolina, la quale ancora sempre voleva fargli credere di essersi data al Volpini per poter appartenere a lui. Subito la sua parola fu troppo vivace: – Ancora adesso vuole truffarmi. Il dolore che mi fa di vederla sempre uguale a se stessa è tale che mi toglie persino il desiderio di rivederla.
Il Balli lo indovinò tutto e gli disse: – Anche tu resti uguale a te stesso. Non una tua parola denota indifferenza. – Emilio protestò con calore, ma il Balli non si lasciò convincere. – Hai fatto male, male assai di riavvicinarti a lei.
Durante la notte Emilio poté convincersi che il Balli aveva ragione. L'indignazione, un'ira inquieta che avrebbe domandato un pronto sfogo, lo teneva desto. Non poteva più illudersi che quella fosse l'indignazione dell'uomo onesto ferito da un'oscenità. Egli conosceva troppo bene quello stato d'animo.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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