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      Angiolina sapeva baciare così? Egli si rivoltò pesantemente nel letto e tornò in sé. L'effettuazione di quel sogno sarebbe stato il vero possesso. E dire che poche ore prima egli aveva pensato di aver perduto la capacità di sognare. Oh, la gioventù era ritornata. Correva le sue vene prepotente come mai prima, e annullava qualunque risoluzione la mente senile avesse fatta.
      Di buon'ora s'alzò e uscì. Non poteva attendere; voleva rivedere Angiolina subito. Correva nell'impazienza di riabbracciarla ma si proponeva di non ciarlare troppo. Non voleva abbassarsi con dichiarazioni che avrebbero falsato i loro rapporti. Il possesso non dava la verità, ma esso stesso, non abbellito da sogni e neppure da parole, era la verità propria e pura e bestiale.
      Invece, con un'ostinazione ammirabile, Angiolina non ne volle sapere. Era già vestita per uscire e poi l'aveva già avvisato che ella non intendeva disonorare la propria casa.
      Egli, nel frattempo, aveva fatta un'osservazione per la quale credette di dover deviare dai suoi proponimenti. S'accorse ch'ella lo esaminava con curiosità per capire se in lui l'amore fosse diminuito o aumentato dal possesso. Ella si tradiva con un'ingenuità commovente; doveva aver conosciuti degli uomini che provavano ripugnanza per la donna avuta. A lui fu molto facile di provarle ch'egli non era di quelli. Rassegnatosi al digiuno ch'ella gli imponeva, si accontentò di quei baci di cui era vissuto per tanto tempo. Ma presto i baci soli non bastarono più, ed egli si ritrovò a mormorarle nelle orecchie tutte le dolci parole apprese nel lungo amore: – Ange!


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





Angiolina Angiolina Ange