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      Al Balli che, meravigliato di quelle parole, cercava di distoglierlo dal suo proposito, egli disse che andava all'appuntamento perché voleva approfittare di quel suo stato d'animo per liberarsi per sempre da Angiolina.
      Stefano non gli credette; gli pareva di sentir parlare il solito debole Emilio e gli parve di renderlo più forte raccontandogli che quel giorno stesso egli era stato obbligato di scacciare Angiolina dallo studio. Lo disse con parole che non potevano lasciare dubbio sul motivo.
      Emilio impallidì. Oh, la sua avventura non era ancora morta. Rinasceva proprio là, al letto della sorella. Angiolina lo tradiva un'altra volta in modo inaudito. Gli parve di essere preso dallo stesso affanno di cui soffriva Amalia; proprio nell'istante in cui s'accorgeva che per Angiolina egli aveva dimenticato tutti i suoi doveri, ella lo tradiva col Balli. L'unica differenza fra le ire che lo avevano colto altre volte e quella che gli toglieva ora il respiro, era ch'egli non poteva pensare di vendicarsi di quella donna altrimenti che con l'abbandono. Nella sua mente abbattuta non capiva più l'idea della vendetta. Gli avvenimenti si sarebbero svolti esattamente come se il Balli non gli avesse detto niente. Non gli era riuscito di celare la sua sorpresa dolorosa. – Te ne prego – disse con un calore che non tentò di mitigare – raccontami quello che è avvenuto.
      Il Balli protestò: – Oltre alla vergogna di aver dovuto fare una volta in mia vita da casto Giuseppe, non voglio mica avere anche quella di consegnare alla storia tutti i particolari della mia avventura.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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