— Lo lasci parlare, — disse alla signora, — è interessante e non ci si perde niente!
Aveva trovato il modo di ridurre la cosa a una questione puramente accademica.
— Ma sì! — accentuò il Lanucci, — io non lo costringo mica ad assicurarsi o ad assicurarsi per mio mezzo! Farà lui dove vorrà! Però una persona che può è male abbastanza che non si assicuri. Può cadergli una tegola sul capo; se non è assicurato non guadagna nulla dovendo stare a letto, mentre se è assicurato fa un buon affare.
Alfonso, per cavarsela, con tutta sincerità gli spiegò le sue condizioni finanziarie. La signora Lanucci protestava, il vecchio invece con tutta calma cercava obbiezioni, però negando anche lui che il rifiuto avesse bisogno di motivazioni.
Ogni sera la famiglia Lanucci usciva dopo cena per pigliare, dicevano, un po' d'aria. Non era questo solo lo scopo della passeggiata. La signora ne aveva introdotto l'uso per compensare Lucia dell'oretta sul Corso in compagnia delle altre sartine cui l'aveva costretta di rinunziare. Anche Gustavo li accompagnava, ma poi non rientrava. Alfonso lui pure qualche volta, annoiandovisi ma fingendo tanto bene di divertirsi da finire col crederci lui stesso.
La signora Lanucci si alzò da tavola e, indossato uno zambelucco sdruscito ma greve, attese in piedi che Lucia avesse terminata la sua teletta più complicata di molto. Il vecchio nel suo pastrano troppo piccolo che la moglie gli aveva aiutato ad infilare continuava a parlare, sempre ancora sperando di terminare la giornata con un affare; ma Alfonso, che per un istante era stato là là per cedere, si rammentò ad un tratto di tutte le dolorose difficoltà del suo stato finanziario e con voce alquanto alterata espose in cifre le sue entrate e i suoi esborsi concludendo che assolutamente non poteva neppur sognarsi di aumentare le spese.
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