Era stata ammalata e, in seguito a prescrizione medica, la povera famigliuola cui apparteneva con grandi sacrifizi l'aveva mandata in campagna. Lì aveva goduto un anno di assoluta libertà.
Gli prese di mano il cappello e lo fece sedere.
— La signorina Annetta verrà subito. Ella attende da molto tempo?
— Da mezz'ora! — disse Alfonso con sincerità.
— Chi l'ha introdotta? — chiese la signorina corrugando le sopracciglia.
— Il signor Santo.
Dava a Santo del signore in omaggio alla persona cui parlava.
Entrò la signorina Annetta e Alfonso si levò in piedi confuso; l'aveva molto agitato la lunga preparazione.
Era una bella ragazza, quantunque, come egli disse a Miceni, il suo volto largo e roseo non gli piacesse. Di statura alta, con un vestito chiaro che dava maggior rilievo alle sue forme pronunciate, non poteva piacere ad un sentimentale. In tanta perfezione di forme Alfonso trovava che l'occhio non era nero abbastanza e che i capelli non erano ricci. Non sapeva dire il perché, ma avrebbe voluto che lo fossero.
Francesca presentò Alfonso. Annetta s'inchinò leggermente mentre stava per sedersi. Era palese che non aveva neppure l'intenzione di dirigergli la parola. Si mise a leggere un giornale che aveva portato seco. Ad Alfonso sembrò ch'ella non leggesse e che i suoi occhi fissassero sempre il medesimo punto sul foglio. Si lusingò ancora ch'ella fosse imbarazzata quanto lui e che volesse cavarsela facendo mostra di leggere. Ella però aveva il volto tranquillamente sorridente.
Meno disinvolta, Francesca volle riprendere il discorso interrotto.
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