— E abitano sempre ancora quella casa lontana tanto dal villaggio?
Alfonso ebbe appena il tempo di affermarlo. Lasciandosi andare a un risolino di compiacenza che fino ad allora con fatica aveva rattenuto, Annetta disse a Francesca:
— Ero da papà. Si parte doman l'altro; ha acconsentito e promesso.
Francesca parve sorpresa aggradevolmente. La voce di Annetta meravigliò Alfonso; se l'era aspettata meno dolce in un organismo tanto forte.
Le due donne parlavano a bassa voce. Alfonso comprese che Annetta doveva aver strappato con qualche astuzia un consenso al signor Maller. Ignorato del tutto, egli si trovò imbarazzato. Guardò un quadro alla sua destra: il ritratto di un vecchio dai tratti grossolani, gli occhi piccini, la testa calva.
Parve che Francesca indovinasse il suo malessere e volesse riparare alla scortesia di Annetta ch'era stata la prima a parlare a mezza voce. Gli raccontò che avevano progettato un viaggio per Parigi e che, dopo aver resistito per lungo tempo, il signor Maller finalmente acconsentiva di accompagnarle e di lasciare per otto o dieci giorni le sue occupazioni, in piena stagione di lavoro. Si volse di nuovo ad Annetta.
— Ha detto espressamente che io vi accompagnerò?
Anche da lei quel viaggio doveva essere stato molto desiderato.
— Ma certo, — rispose Annetta con un sorriso che Alfonso fu costretto a trovare buono.
Per un intervallo di tempo che a lui parve di un'ora almeno, dovette assistere passivamente al chiacchierio delle due donne, ora fingendo di prestarvi attenzione ed ora volgendo modestamente gli occhi altrove, cioè quando Annetta abbassava la voce e avvicinava la bocca all'orecchio di Francesca.
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