Si sentì sollevato allorché Santo entrò e annunziò l'avvocato Macario.
— Che entri, che entri! — gridò Annetta con gioia, — ci farà ridere.
L'avvocato Macario, un bell'uomo di quarant'anni forse, vestito con grande accuratezza, alto e forte, una fisonomia bruna piena di vita, salutò Annetta imitando Ferravilla: — Oggi più bella del solito... ahi! — Strinse la mano a Francesca la quale subito gli presentò Alfonso; poi, invece di nominare l'avvocato: — I più bei mustacchi della città.
— Se sapesse la fatica che mi costa di conservarli in tale stato; glielo racconto io, altrimenti anche questo le racconterebbe la signorina.
Alfonso atteggiò il volto ad un sorriso; stava peggio di prima. La disinvoltura di Macario non gli toglieva l'imbarazzo e glielo faceva sentire meglio.
Annetta aveva deposto il giornale. Si appoggiava indolentemente con ambedue le braccia al tavolo:
— C'è una novità, caro cugino! ti sorprenderà!
Aveva l'aspetto di deriderlo.
Macario finse dispiacere:
— La so già. Infatti non l'avrei mai creduto. Lo zio abbandona la città in piena stagione di affari! Queste mura sono poi solide che dalla sorpresa non cadano? L'ho incontrato sulle scale e mi ha raccontato la novità, però con tutt'altra faccia di quella che hai tu adesso!
Gestiva parlando; aveva degl'indugi durante i quali metteva le mani all'altezza delle orecchie, quasi accennando con le dita tese a dei sottintesi che Alfonso non comprendeva.
— Capisco che non ne sia lieto, — disse Annetta. — Quando però qui si vuole, — e si toccò coll'indice la fronte, — basta.
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