Oh! io osservo, è inutile negare con me! Non sono mica le persone più sciocche quelle che non hanno prontissima la parola più o meno offensiva per reagire. Anzi! — Credendosi giustificato aggiunse un'altra osservazione cruda, ridendo però:
— Quando m'imbatto in queste donne tanto attive e tanto aggressive, tanto inquietanti insomma, mi vien fatto di pensare a quell'inglese che ad una troppo focosa rammentava che pagava per baciare e non per venir baciato!
Sulla piazza della Stazione strinse la mano ad Alfonso e, con un saluto a mezza voce, lo lasciò e si diresse verso il caffè. Alfonso che aveva freddo, si avviò verso casa correndo.
V
In maggio, quell'anno, si ebbero già delle forti caldure; per alcune settimane, dal cielo senza nubi, il sole inviò dei raggi cocenti certo non primaverili.
— È un'ingiustizia — diceva Ballina — che con queste paghe miserabili si debba sudare tanto già in maggio.
Il lavoro non era ancora diminuito. Uscivano dalla stanza del signor Cellani, passavano per quella di Sanneo e terminavano in corrispondenza, pacchi enormi di lettere arrivate. Sbuffava persino Giacomo che da essi non aveva che il disturbo di trasportarli da un luogo all'altro.
In giugno principiava a pena la diminuzione del lavoro, e Miceni, col suo metodismo abituale, aveva spiegato ad Alfonso la legge che regolava questa diminuzione:
— In giugno si ritirano alla campagna i più ricchi banchieri, gli scienziati del mondo bancario, gl'iniziatori della speculazione. Il nostro lavoro giornaliero rimane il medesimo perché quello non è creato da costoro, ma mancano le foghe inaspettate di lavoro, tanto dolorose ai subalterni, le emissioni e le conversioni.
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Stazione Alfonso Ballina Cellani Sanneo Giacomo Miceni Alfonso
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