Il primo giorno Miceni lo passò nella stanza di Sanneo per consegnargli i sospesi. Poi tutto riprese le vie usate e solo Miceni non seppe trovare la sua. Camminava per la banca più stecchito del solito, in ozio perché essendo assuefatto al lavoro di Sanneo non era occupato abbastanza dal suo. Rimpiangeva quei quindici giorni di quasi sovranità, lodava il contegno che avevano avuto con lui i direttori ma più di tutto esaltava il genere di lavoro di Sanneo.
— Questo è tutt'altra cosa! — esclamava con disprezzo accennando alle sue carte, — niente varietà e niente d'iniziativa!
Nella stanza era ora l'unico a lagnarsi della vita da travetto. Alfonso era ozioso perché Sanneo non gli aveva dato ancora da fare delle offerte e si godeva le poesie del de Musset.
Ben presto tutti alla banca seppero che i rapporti fra Miceni e Sanneo erano divenuti difficili e da tutti ne veniva attribuita la colpa a Miceni.
Sanneo aveva l'abitudine di segnare con degli N.B. (Notabene) le lettere per la cui risposta egli voleva dare degli ordini, imponendo così al corrispondente di andare da lui a chiederglieli prima di rispondere. Ballina, che aveva la specialità di formare i neologismi necessari agli usi speciali della banca, stabilì che andare a notabenarsi significava recarsi dal capo corrispondente a chiedergli la spiegazione dei suoi segni.
Ora Miceni, perché riteneva di non abbisognare di tante spiegazioni o per poltroneria, spesso ometteva di fare la cosa così designata da Ballina; più spesso ancora, dopo ricevute le istruzioni, le modificava preferendo la propria all'idea di Sanneo.
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