Ella guardò la sua mano chiusa in quella di Alfonso. Alfonso aprì la sua e guardò anche lui. La manina bianca e paffuta di Annetta coperta a mezzo da un guanto giaceva nella sua ruvida, l'anulare, dalla parte dell'indice, nero d'inchiostro.
— Ella vede spesso mio cugino?
— Quasi ogni sera!
— Mi parlò tanto di lei!
— Grazie! — mormorò Alfonso.
Voleva quel grazie diretto a Macario.
— Sarà possibile di vederla qualche volta da me? Vedrà che si annoierà meno dell'ultima volta.
Alfonso mormorò delle parole poco chiare. Dal loro suono ella comprese ch'egli si metteva a sua disposizione.
— Venga domani a sera. Probabilmente vi sarà qualche amico. Senza complimenti ché a lei, a quanto me ne dicono, molto dispiacciono. La casa le è sempre aperta.
Ridendo Maller si levò in piedi:
— Cari amici, questa è la stanza destinata agli affari. Se volete chiacchierare andate in stanza dal signor Nitti.
Annetta non fu turbata di questa interruzione. Rispose al padre invitandolo di sbrigare presto gli affari o che se ne sarebbe andata senz'attenderlo più oltre. Congedò Alfonso con suono di voce più dolce, sorridendogli cortesemente, forse anche impietosita al vederlo arrossire fino alla radice dei capelli.
White poco dopo venne da lui e, essendoci Alchieri, per delicatezza gli parlò a bassa voce:
— Le mie congratulazioni per l'amicizia che ella seppe ispirare alla signorina Annetta. È una bella cosa ma pericolosa. Badi di non innamorarsene.
Macario lo condusse seco la sera appresso da Annetta. Entrando nell'atrio di quella casa, Alfonso si rammentò dello stato in cui ne era uscito mesi prima e quella visita gli sembrò che avesse una grande importanza nella sua vita.
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