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      Non seppe però sognare di venirne amato, perché su quel volto calmo, marmoreo non sapeva immaginare l'espressione dell'affetto o del desiderio. Fece un sogno da ragazzo vizioso. Ella si abbandonava a lui fredda, per compiacenza o per vendicarsi di un terzo oppure per ambizione. I suoi sogni sempre cominciavano col ricamare sul reale per poi allontanarsene completamente, e con facilità si figurava di valere tanto agli occhi di Annetta da venirne amato anche per ambizione.
      Da solo non trovava la via per recarsi da Annetta. L'invito che gli era stato fatto non gli sembrava abbastanza concreto e il primo mercoledì non vi andò dopo di aver cercato per tutta la settimana inutilmente Macario acciocché lo accompagnasse. Quei suoi sogni su Annetta dovevano renderlo anche più timido pel timore di lasciarne trapelare qualche cosa.
      Desiderava però di rivedere Annetta e più intensamente che non la prima volta allorché per lui si era trattato soltanto di farsi ben volere dalla figliuola del suo principale. Ora l'amava! Quello doveva essere l'amore, il desiderio di una persona e di nessun'altra. Egli sottilizzava sui suoi sensi agitati non potendolo su un sentimento qualunque che gli mancava. Nei pochi giorni in cui aveva inutilmente cercato di soffocare i suoi desideri dando loro altra direzione s'era sentito diventare uomo, adulto. Egli desiderava una donna, quella, e tutte le altre, per lui, per i suoi sensi, non esistevano. Si rammentava degli appunti ch'egli aveva fatti alla figura di Annetta e ora si meravigliava di non aver subito compreso che l'originalità di quella figura e la sua bellezza erano precisamente formate da ciò ch'egli aveva qualificato per difetti.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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