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      Annetta fece accendere da Santo il gas e Alfonso fu nello stesso tempo abbacinato dalla luce e messo in istato di misurare quanto falso fosse il passo ch'egli stava per fare. Annetta era sempre la stessa; dava seccamente degli ordini a Santo il quale, e c'era da meravigliarsene, li eseguiva muto.
      Ella lo fece sedere al tavolo.
      — Ci occorrerebbe penna e calamaio... ma preferisco affidarmi per le prime idee alla memoria. Metteremo poi il nero sul bianco. Come farebbe dunque lei a svolgere questo romanzo?
      — Bisognerebbe riflettere a lungo.
      — Ci vuole tanto? Racconteremo la sua vita, — e qui si trovava ancora perfettamente nella prima idea. — Naturalmente invece che impiegato la faremo ricco e nobile, anzi soltanto nobile. La ricchezza serbiamo per la chiusa del romanzo.
      Con un solo balzo leggiero la prima idea era stata abbandonata del tutto.
      — Bisognerebbe lasciar tempo all'immaginazione!
      — Ah! s์! — disse Annetta con la sorpresa di uno scolaretto cui venisse ricordata una massima dimenticata. — Sa cosa faremo? Ognuno per suo conto, indipendentemente del tutto dall'altro, metterเ in carta le sue idee. Poi le confronteremo e ci metteremo d'accordo.
      La proposta piacque immensamente ad Alfonso ed ebbe delle espressioni di gioia tanto ingenua che fece sorridere Annetta dalla compiacenza. Gli balenarono alla mente alcune buone idee per il romanzo ch'egli riteneva di aver compreso come dovesse essere per risultare conforme al desiderio di Annetta. Non vedeva che queste piccole buone idee, non il tutto.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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