Ogni singolo capitolo doveva venir fatto da lui prima e poi rifatto da Annetta.
— Spero almeno di essere da tanto di poter riconoscere e lasciare intatte le buone idee. — Più modesta non si poteva essere. — Oh! questo è stabilito! — ed ebbe un sospiro di soddisfazione come se con ciò parte del romanzo fosse stata terminata.
— Passiamo ora a stabilire il soggetto!
Anche qui bisognava fare delle premesse. Era necessario tenersi presente, avvertì Annetta, che a loro occorreva il successo. Avrebbero pubblicato con uno pseudonimo ma, se non c'era il successo, il piacere di tale pubblicazione sarebbe stato troppo piccolo. Non desideravano la gloria futura e non pensavano affatto alla posterità, ma volevano il pronto successo.
— Anche per raggiungere questo successo io so il metodo. Non ci vuole mica tanto, sa! Sono stata ad osservare per qualche anno quali opere avessero riportato il maggior successo a teatro o nel mondo dei lettori ed ho trovato che tutte erano fatte secondo la stessa ricetta: L'orso domato. Fa poco che l'orso sia uomo o donna, bisogna che venga domato per forza di amore.
Anche Alfonso dovette convenire che gli era già accaduto di commuoversi su lavori siffatti, commozione però che mai non aveva diminuito il suo disprezzo per il lavoro e per l'autore. Non era però il momento di far mostra di tale disprezzo. Giammai Annetta non gli era piaciuta tanto. China a scrivere, i capelli bruni, lisci, ravviati semplicemente, nella mano leggiadra la penna, la vedeva per la prima volta del tutto dimentica della sua bellezza, noncurante di piacere o meno, le labbra chiuse e la fronte increspata, la testa nobile in nobile atteggiamento.
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Annetta Annetta Alfonso Annetta
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