Tutto accettò Alfonso. Con rapidità fenomenale ella aveva steso l'indicazione in succinto del contenuto dei primi dieci capitoli, poi, in due parole, l'idea generale degli altri. Egli non vi scorgeva né una posizione né un'idea originale, ma dinanzi al primo entusiasmo di Annetta ogni più piccolo dubbio sarebbe sembrato offensivo. Del resto gli sarebbe sembrato prematuro di dare dei giudizii; l'esecuzione poteva migliorare il soggetto.
Quando si trovò solo dinanzi al lavoro che s'era obbligato di fare ne sentì anche più fortemente la volgarità. L'orso era di genere femminino questa volta. Annetta aveva proposto il romanzo di una giovine nobile che per essere stata tradita da un duca, nella prima ira, acconsente di sposare un ricco industriale. Non lo ama però e lo tratta con disprezzo. La virtù e l'alterezza dell'industriale, un brav'uomo di una robustezza di muscoli grande quanto la mitezza del suo carattere, finiscono col trionfare dell'avversione della moglie e i due vivono felicemente insieme per lunghi e lunghi anni. Nell'abbozzo di Annetta erano segnate delle «scene» là dove le sembrava di avere dei punti di grande effetto, e così somigliava anche maggiormente all'abbozzo di una commedia, la commedia di ogni sera.
Però il primo capitolo quantunque saltasse a piè pari in argomento, perché Annetta diceva che le lunghe preparazioni annoiano il pubblico, era indicato con parole tanto poco precise che Alfonso poté farne un capitolo di suo gusto.
«Clara, una contessina, apprende che il duca sposa la figliuola di un bottegaio; sua disperazione.
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