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      Era impossibile non pensare all'atto consigliato da Macario e Alfonso fremette accorgendosi che i peli del suo mento già avevano toccata quella mano e che non perciò veniva ritirata. Si ricordò che Macario aveva dichiarato che un uomo diveniva ridicolo agli occhi di una donna già pel fatto di arrischiate meno di quanto ella desiderasse. La decisione non era presa ch'egli per un movimento quasi involontario aveva poggiato le sue labbra su quella mano. Sentì il contatto di quella carne vellutata e se ne rammentò più tardi; per allora, spaventato del proprio ardire, non sapendo come riparare, tentava di prendere l'aspetto indifferente come un bambino quando vuole che di una propria cattiveria venga data la colpa ad altri. Il fulmine temuto non cadde! Egli vide che il volto di Annetta aveva cambiato colore e che la penna s'era fermata sulla carta. Forse Annetta rimase indecisa sul contegno da prendere. La mano si ritirò lentamente con movimento naturale come se ella ne avesse avuto bisogno per poggiarvi il capo. Un minuto circa durò il silenzio, un secolo per Alfonso. Finalmente ella parlò e non del bacio. Gli parlò con disinvoltura, guardandolo più volte sorridente e amichevole.
      Egli era salvo! Più che salvo, felice! La dichiarazione era fatta! Almeno ella doveva ora sapere che non si trovava più dinanzi l'impiegato, né il letterato.
      Quando egli soffriva per una parola fredda oppure per gelosia, poteva sperare ch'ella qualche cosa ne indovinasse. Voleva essere modesto, non dare altro significato al silenzio di Annetta che di una mite indulgenza, ma ne era già felice.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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