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      Ella dunque nulla attendeva ed era bene non fare cosa da lei non prevista. Tacque dunque; la sua posizione era già bella ed egli altro non sapeva desiderare per il momento. Non parlava di amore, ma tutto quanto egli diceva ad Annetta veniva alterato dal suo sentimento. Se non faceva altro che dichiarazioni d'amore! Quando parlava ad Annetta, in modo ben diverso da Macario, accennava al sottinteso che c'era in ogni sua parola col suo sorriso o col suono della sua voce. Dicendo la cosa più semplice sentiva fondersi la sua voce in una dolcezza di cui non l'aveva saputa capace e la dichiarazione era così chiara, tanto ardita da sembrargli una presa di possesso, che lo scoteva tutto nell'ebbrezza del sogno realizzato.
      Si ritrovò con Macario e costui con insistenza sospetta gli parlò di nuovo dei modi di prendere una donna. Alfonso stette a udire indifferente le brutalità che gli venivano suggerite, perché egli ora sapeva meglio quello che faceva al caso suo. Si trovava bene in quello stadio della sua relazione con Annetta e non voleva abbandonarlo senza sapere quale sarebbe stato lo stadio prossimo. Anche lontano da Annetta soffriva meno. Si annoiava nell'attesa della sera, ma non sognava tanto perché un sorriso di Annetta aveva scacciato quei fantasmi ch'ella stessa aveva creati.
      Alfonso si figurava, che anche non amandolo, ella doveva essere lusingata dal suo amore e dal suo rispetto. Egli esagerava la sua timidezza perché la timidezza spiegava e rendeva possibile il prolungarsi della strana situazione.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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