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      Per quanto non parlasse più, le lagrime gl'inondavano le guancie e non le rasciugava perché un gesto le avrebbe mostrate ad Annetta la quale forse non se ne avvedeva. Era la seconda volta ch'egli piangeva dinanzi a lei e la prima non aveva avuto a lodarsi del risultato ottenuto.
      — Lacrime! — esclamò Annetta commossa — ed io ne sono la causa?
      Volle quietarlo e lo prese amichevolmente per mano. Il gesto, non il contatto, non la soddisfazione del desiderio, rese beato Alfonso. Distruggeva il malessere che aveva sentito pel sentimento della glaciale freddezza della sua relazione con Annetta, e ci correva tanto da quella sua visione di tali rapporti a quelli reali in cui Annetta prendeva la parte di consolatore, ch'era un salto da far chiudere gli occhi. Egli baciò la mano di Annetta senza moverla. Chinò la testa fino ad arrivarci con le labbra e anche questa volta ebbe cura di rendere rispettoso l'atto ardito. Appena appena giunse a sfiorare con le labbra quella mano; era un abbozzo di bacio ed egli non desiderava neppure di andare più oltre. Fin qui non erano avanzati che di poco e sarebbero potuti ritornare alla dolcezza dei loro rapporti quasi ingenui se con quel bacio si fossero separati.
      — La spiegazione è sufficiente — disse Annetta con un sorriso, ma con voce rotta dall'emozione e che sorprese Alfonso. Ritirò la mano.
      — Povero Fumigi! — esclamò Alfonso cui non riuscì di mettere nella propria voce l'emozione che aveva sentita in quella di Annetta.
      — Non tanto povero!
      Disse ch'era uomo forte e energico il quale avrebbe saputo guarire presto di quella piccola ferita.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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