— Da un momento all'altro questo signore lasciò l'idea di chiedere la mano di Annetta? Strano! A me invece venne detto ch'egli abbandonò tale idea dopo averla già messa ad esecuzione!
Miceni allora diveniva rosso come un gambero cotto e rispondeva come avrebbe risposto a un'offesa personale, violentemente. Diceva che Annetta era una vanerella la quale avrebbe voluto veder morire qualcuno d'amore per lei, ma che fino ad allora non le era riuscito.
Alfonso non poté portare ira contro Fumigi che per breve tempo. Una mattina, andando all'ufficio, vide la piccola personcina trotterellare nella stessa sua direzione. Passò oltre fingendo di non vederlo, ma Fumigi gli corse dietro chiamandolo ad alta voce. Si volse e rimase stupito al trovarsi dinanzi una figura ben differente da quella a cui s'era atteso. Non era la magrezza né la pallidezza di volto che lo sorprendeva; era l'inquietudine dell'occhio, era uno strano movimento della bocca che masticava o meglio ruminava, ma più che altro era il vestito trascurato, indecente, una giacca troppo lunga che non sembrava fatta sul suo dosso, calzoni bianchi leggeri ad onta della temperatura ch'era di poco al di sopra dello zero, e sul ginocchio destro una larga macchia d'inchiostro che Alfonso per cortesia non volle fissare.
— Le annunzio che mi sposo con... con — e parve che non rammentasse il nome della sua amata. Alfonso si congratulò esitante. Non capiva; quell'uomo più che di persona felice aveva l'aspetto di pazzo.
Ragionava passabilmente però e soltanto la lingua non gli serviva come avrebbe dovuto.
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