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      Ma anche per altre cause, naturalmente, erano divenuti più forti. Egli credeva ora che Annetta sentisse i suoi medesimi desiderî e quando pensava che acciocché questi due desiderî s'incontrassero bastasse il suo volere, il suo ardire, egli si sentiva rimescolare il sangue. L'idea della vicinanza di tanta felicità gli dava le vertigini. I suoi sogni prendevano sempre più l'aspetto della realtà. Conosceva o credeva di conoscere il suono di voce o lo sguardo con cui Annetta lo avrebbe amato. Una sera con gesto selvaggio volle attrarla a sé. Con un grido di spavento ella sfuggì all'abbraccio. Perché l'improvviso spavento? Ella sapeva prima di lui stesso ciò ch'egli voleva?
      Quando era presente Francesca, Alfonso parlava molto e di cose che non aveva mai né amate né odiate. Comprendeva che Annetta seguiva il suono della sua voce e che con tutta vivacità, quella vivacità di cui Macario la credeva incapace, ella sentiva e viveva con lui. Questa sensazione ricordava, non le proprie parole, non la cosa di cui aveva parlato.
      Eppure se anche agì in quell'esaltazione morbosa che per giornate intere lo faceva vivere in un sogno continuato, pure ebbe una freddezza di calcolo da persona che vuole sapendolo.
      Aveva atteso con impazienza che Francesca si assentasse, ma non gli bastava che lasciasse la biblioteca, bisognava che uscisse dalla casa. Era l'unica persona che potesse disturbarlo e voleva assicurarsene. S'era domato per più di una sera e aveva osservato, roso dall'impazienza, ogni movimento di Francesca che usciva di spesso ma per rientrare subito.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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