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      Si sentiva una gioia purissima all'idea del piacere inaspettato che apportava alla madre.
      Il villaggio era un gruppo di case gettato là in un cantuccio dell'immensa e verde vallata attraversata diagonalmente dalla ferrovia. La stazione giaceva a un tiro di schioppo dal villaggio. Era un casotto da cantoniere elevato alla dignità di stazione in seguito alla domanda fattane dal deputato della regione. Prima si doveva lasciare la ferrovia alla stazione precedente e andare al villaggio in carretta. — Povera ma gente felice! — pensò Alfonso rammentandosi del gaudio che era regnato nel villaggio allorché ottenne la sua stazione. E la bella via che avevano costruito per congiungere la nuova stazione al villaggio! Diritta come sulla carta e larga che ci potevano correre simultaneamente tre carri.
      La casa dei Nitti essendo lontana dalla stazione quanto il villaggio stesso, il padre di Alfonso per giungervi aveva voluto avere anche lui una via più breve che quella oltre il villaggio, e a questo scopo aveva fatto migliorare un viottolo già esistente che andava oltre ai campi dalla sua casa e che si ricongiungeva circa a mezza via alla strada comunale. A quanto Alfonso se ne rammentava, suo padre era stato uomo che aveva dovuto aver vissuto anche in centri popolati; eppure anche lui con quanta semplicità si compiacque che quel viottolo venisse denominato nel villaggio: «Via Nitti».
      Alfonso voleva ricordarsi dell'esistenza di quel viottolo che doveva ora condurlo più presto fra le braccia di sua madre.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





Alfonso Nitti Alfonso Alfonso Nitti