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      La notizia inaspettata gli aveva fatto battere rapidamente il cuore. Doveva essere ben grave se erano stati costretti a richiamarlo con tanta premura. Fu ben presto stanco dalla corsa e dall'emozione, ma continuò a correre sembrandogli che qualche parte della vita della madre dipendesse dall'esito di questo suo sforzo.
      E correndo gli si rizzarono i capelli sulla testa pensando che forse egli correva ad abbracciare un cadavere; non poteva essere che fosse questo l'annuncio che Mascotti aveva voluto dargli gridandogli dietro?
      Oh! egli da molto tempo l'aveva dimenticata quella povera donna che moriva. Erano tre settimane ch'ella non gli aveva scritto e lui tutto intento intorno alle gonnelle di Annetta non se n'era neppure accorto. Non avrebbe dovuto comprendere che solo un grave impedimento poteva averle fatto interromper l'invio di solito tanto regolare delle sue letterine?
      Era giunto finalmente nell'orto dinanzi alla casa. Una vecchia alta e robusta vi raccoglieva delle ortaglie.
      — Che cosa comanda? — gli chiese rizzandosi in tutta la sua lunghezza.
      Era una faccia a lui del tutto nuova. La pelle di questo volto, che solo per la mancanza di peli si riconosceva appartenere a donna, era incartapecorita dal sole e tutta l'espressione della faccia si concentrava nei due occhietti neri, vivaci, da sorcio, inquadrati in quel legno.
      — Come sta mia madre? — chiese Alfonso impaziente.
      — Oh! il signor Alfonso! Ha fatto bene a venire, — disse con lentezza la vecchia, e venne a lui. — La signora, dice il signor dottore, sta meglio.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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