Nei lunghi anni ch'ella aveva vissuto con lui se ne era assimilato i modi.
Giuseppina aperse anche l'altra finestra; la spalancò con un solo colpo, rumorosamente.
Neppure allora Alfonso si accorse di quanto fosse mutata la fisonomia della madre. La baciò in fronte quasi tranquillato:
— Hai un aspetto florido.
— Sono grassa, eh?
Senza riguardi Giuseppina intervenne con la sua voce poco aggradevole, bassa.
— Ma sì! lo dico sempre io che ha l'aspetto florido e che il dottore che la fa rimanere a letto è un asino.
La signora Carolina aveva attirato Alfonso di nuovo a sé e gli passava la mano attraverso ai capelli bruni.
— Tu sei divenuto anche più bello, ciò che Rosina sicuramente non avrebbe creduto che fosse possibile, — gli disse guardandolo con attenzione. — Abbiamo avuto torto di dividerci. Adesso sarei certamente in questa stessa situazione, ma avrei passato meglio la vita fin qui!
A quella distanza Alfonso aveva capito che cosa desse alla madre l'aspetto tanto florido. Era gonfia, una guancia molto più che l'altra, e su questa gonfiezza s'era riprodotta la trama della tela grossolana e di qualche cucitura irregolare del guanciale. La sua faccia ch'era stata ovale tendeva ora ad arrotondarsi. I capelli bianchi che ancora le restavano facevano corona intorno ad un volto che sembrava infantile.
Ella comprese quale impressione dolorosa la vista di quella gonfiezza gli avesse prodotta e volle attenuarla.
— Oh qui non mi duole! — e con un dito si toccò con disprezzo la guancia. Vi produsse una cavità livida che rimase anche quando ella ritirò il dito.
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