Pagina (304/444)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Era un pensare ad alta voce.
      — Non dicevo niente! — rispose all'interrogazione ch'egli le fece. Ma poi senza ch'egli altro domandasse, soggiunse: — Pensavo quale sciocchezza sia quella di fare dei piani per l'avvenire trovandosi nelle mie condizioni.
      Cercò d'incoraggiarla e mancando di migliori argomenti parlò della medicina prescrittale dal medico. Quella doveva darle la salute e, visto che non l'aveva mai presa regolarmente come si doveva, bisognava tentare. Fu il primo ad essere convinto dalle proprie parole. Infatti il più forte dei suoi doveri, quello che gli altri avevano trascurato, era di convincerla a seguire la cura. Se la salvezza era ancora possibile, non poteva venire che da quella.
      Le portò un cucchiaio della pozione fin sotto le labbra quando ella non aveva ancora assentito. Stringendosi nelle spalle ella si lasciò convincere.
      Un'ora dopo stava meglio.
      — Sì, sì, — disse ella per calmare gli entusiasmi di Alfonso, — anche il mese scorso la medicina mi giovò la prima volta che la presi, mentre poi non mi fece che male.
      Egli si sdraiò vestito sul letto del padre e si propose di non dormire. Il sonno lo vinse e non si svegliò che a giorno chiaro.
      — Come stai? — chiese alla madre ch'era stata a guardarlo a dormire.
      — Meglio, meglio! — rispose essa con un sorriso di gratitudine, — ho preso un'altra cucchiaiata della medicina e mi sento alquanto sollevata.
      Poi gli chiese se non avesse desiderio di vedere il villaggio e salutare i suoi vecchi amici. Lo assicurò che per una o due ore poteva rimanere sola.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





Alfonso