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      Era stata la figliuola del notaio a chiedere con maggior violenza il suo allontanamento, e un giorno, spaventata da un'emicrania che le durò poche ore, dinanzi a Frontini, pose al padre il dilemma:
      — O fuori lui o fuori io!
      Frontini aveva chiesto due giorni di venia e al terzo, giungendo, lo aveva trovato già trasportato sulle scale, così che non aveva potuto fare altro che aiutare al trasporto e assumerne la direzione acciocché venisse fatto con prudenza. In tutti i dettagli era realtà quello che ad Alfonso era sembrato sogno. Sulle scale egli aveva resistito, debolmente perché mancava di forze, ma dopo la prima boccata d'aria fresca s'era quietato, aveva guardato d'intorno con aria di sorpresa e senza dire una parola s'era lasciato adagiare nella carretta a grande gioia di Mascotti che gridava:
      — Ma se sta bene, ma se si può trasportarlo senza pericolo alcuno magari fino in città.
      — Che birbante! — mormorò Alfonso indignato al pensare che per oltre tre anni sua madre non aveva avuto quale protettore che quell'individuo.
      Frontini venne poco dopo e fu oltremodo sorpreso al trovarlo perfettamente in sé e sentendo che lo era da parecchie ore. Ad onta di ciò poco dopo asserì ch'era naturale che così fosse e ch'egli lo aveva preveduto. Era un medico che doveva essere abituato a commettere degli errori perché la sua sorpresa non era molto grande quando trovava che i fatti non erano stati docili abbastanza per conformarsi ai suoi responsi.
      Però s'era comportato molto bene durante la malattia e Alfonso con le lagrime agli occhi gli si disse riconoscente.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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