Non gli veniva pił offerto nulla; con la sua ultima rinunzia egli s'era salvato, per sempre, credeva, da ogni bassezza a cui avrebbe potuto trascinarlo il desiderio di godere.
Non desiderava di essere altrimenti. All'infuori dei timori per l'avvenire e del disgusto per l'odio di cui si sapeva l'oggetto, egli era felice, equilibrato come un vecchio. Certamente, egli ne era consapevole, la sua pace era il risultato delle strane vicende degli ultimi mesi le quali avevano gettato su lui come una cappa di piombo che gl'impediva ogni divagazione; tutti i suoi pensieri erano a quelle vicende o per ammirare la grandezza del sagrificio ch'egli aveva fatto o per studiare come sottrarsi ai pericoli ch'egli pensava lo minacciassero. Era sempre pił quieto che negli anni di malcontento passati prima alla banca, inquieto e ambizioso vivendo alla cieca secondo le sensazioni del momento. Ora aveva dimenticato i sogni di grandezza e di ricchezza e poteva sognare per ore senza che fra' suoi fantasmi apparisse una sola faccia di donna.
Sognava che la sua pace ancora aumentasse. Sognava di rimanere come era e di dimenticare del tutto Annetta e di venirne dimenticato da lei e dagli altri. Sognava anche di diminuire l'odio di Maller e di vedersi accolto da lui un'altra volta come quella sera nella sua stanza ove lo aveva chiamato per incoraggiarlo con tanta dolcezza. E Macario? Sapeva anche costui quante ragioni avesse a odiarlo?
Non sognava miglioramento della sua posizione alla banca. La rendita ch'egli poteva ricavare dal suo piccolo capitale unitamente al suo emolumento doveva bastare e dai suoi principali non attendeva altro che di esser lasciato tranquillo al suo posto.
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Annetta Maller Macario
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