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      Anche quell'incontro sembrava ad Alfonso un nuovo passo verso la quiete; fra poco avrebbe saputo che cosa dovesse attendersi da quella parte. Disaggradevole era non trovarsi preparato a quest'incontro, e mentre Prarchi continuava a parlargli di Fumigi, egli andava ragionando sul contegno da tenere con Macario. Gli sarebbe stato facile dimostrargli la solita grande simpatia, starlo a udire con tutt'attenzione quando parlava, infine congratularsi con lui per la promissione con Annetta, a quanto ne diceva Prarchi, da pochi giorni ufficiale. Egli non odiava Macario, e questa finzione gli sembrò non dovesse costargli grande sforzo.
      Era quello il contegno suggerito dalle circostanze. Probabilmente Macario non sapeva nulla e il suo contegno nulla doveva apprendergli, ma anche se Annetta, come era suo dovere, tutto gli avesse raccontato, Macario si sarebbe guardato dal lasciarlo capire, e per quanto avesse avuto a soffrirne avrebbe cercato d'imitare il contegno di Alfonso di cui gli sarebbe stato grato. Ma nella breve passeggiata Alfonso trovò il tempo di sognare che Macario, vedendolo, trascinato dall'odio, lo affrontasse pubblicamente come nemico. Era ammissibile! Poteva aver perdonato ad Annetta, per soddisfare al suo amore e al suo interesse, ma soffrire e non saper vincersi alla vista di colui ch'egli riteneva essere il principale colpevole.
      Intanto Prarchi sparlava dei Maller. Davano dei denari a Fumigi, ma questo era ben poco. Lo avevano lasciato viaggiare in compagnia di un infermiere mentre sarebbe stato loro dovere di farlo accompagnare da qualcuno di famiglia.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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