Un'occhiata gettata su Gustavo, che ridendo gli diceva di bere quanto potesse perché tutto era pagato, gli rivelò che quel fanciullo mandato da casa con una missione tanto seria s'era lasciato ubbriacare.
— Siamo ottimi amici noi due! — gridò Gustavo e guardò Gralli affettuosamente. — Ero venuto con l'intenzione di bastonarlo, ma l'ho trovato così buono che sarebbe stato un delitto fargli del male. Prova, prova anche tu e vedrai. È un'ottima pasta d'uomo e Lucia sarà molto felice con lui.
Rise sgangheratamente.
Chiese del vino e Gralli diede ordine che gliene portassero dicendo ad Alfonso con un sorriso malizioso:
— Vino quanto ne vuole!
— Basta vino! — intimò Alfonso. — Bevi acqua!
— L'acqua serve per lavarsi! — rispose Gustavo spiritosamente e tracannò l'intiero bicchiere di vino. Dopo un lungo silenzio si rimise a ridere e asserì che qualcuno gli faceva il solletico al cervello. — Capisco che non ci può essere nessuno che arrivi fin là, ma almeno qualcuno mi augura questo solletico ed io l'ho — si affannò dal ridere.
Alfonso gli disse che la madre lo attendeva alla finestra e che aveva mandato lui all'osteria per condurlo a casa.
— Mamma mi attende? — chiese Gustavo ridendo. — Infatti posso andarmene perché con Gralli ho parlato abbastanza a lungo. Ed io che volevo bastonarlo! Povero diavolo! con quel musetto nero!
Infatti non si poteva credere che quell'ometto, che quasi scompariva dietro al tavolo, fosse un tal seduttore a cui la buona vecchia Lanucci dovesse augurare la morte.
— Vado a dire a mamma che ho messo tutto in ordine; poi ritorno qui.
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