Alla prima offerta di mille lire, Gralli lo guardò sorpreso ma rifiutò.
— Non capisco come c'entri lei!
Alfonso arrossendo fortemente, perché comprendeva quale dovesse essere il primo sospetto di Gralli, spiegò che da anni era l'amico intimo della famiglia e che doveva fare del suo meglio per salvarla da una sventura. Così, per quanto avesse da fare con persona di tanto inferiore a lui, finì coll'essere imbarazzato, e per sfuggire a tale imbarazzo non trovò miglior via che di raddoppiare la sua offerta e triplicarla, quasi senza lasciare il tempo a Gralli di riflettere.
Gralli ben presto mutò di contegno, fu esitante, là là per cedere, e Alfonso se ne avvide. Poi invece replicò il rifiuto:
— Io non la sposo, non posso sposarla. Ho anche una madre sulle spalle e non posso sobbarcarmi a nuove simili spese.
Con ripugnanza Alfonso passò di nuovo ai ragionamenti. Non aveva ancora compreso il vero significato dell'esitazione di Gralli e credette di poter finire col convincerlo. Gli disse che per mantenere Lucia non abbisognava che di pochissimo perché dove mangiavano due potevano mangiare tre e che la dote da lui offerta doveva bastare a coprire le spese maggiori.
Ma l'operaio sapeva fare di conti. Per quanto Alfonso avesse nominato un importo insignificante quale spesa per mantenere Lucia, l'operaio gli provò che gli interessi della somma offerta non bastavano a coprirne che un quinto.
— Ella dunque vuol vivere d'interessi! — esclamò Alfonso indignato.
Quel calcolo egoistico da cui Gralli faceva dipendere un'azione doverosa di riparazione lo toglieva alla sua calma.
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