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      Sempre ancora egli si trovava nelle sue azioni in contraddizione con le sue teorie. Quel desiderio intenso di venir ringraziato e ammirato non somigliava punto né a serietà né a rinunzia. Continuava ad essere anche vano.
      A pranzo, il giorno dopo, il vecchio Lanucci attese gravemente che Alfonso si fosse seduto; poi, seccamente, avvertì che per ragioni che gli erano state indicate, ma ch'egli non rammentava, Gralli per quel giorno non sarebbe venuto. Poi immediatamente, volgendosi ad Alfonso, continuò:
      — Io non sapevo che gli fossero state promesse settemila lire di dote. Ne chiese a me e io gli dissi che non ne sapevo nulla. È vero ch'è lei che le vuol dare?
      — Sì! — rispose Alfonso, — già a me non servono a nulla.
      Fu un coro di ringraziamenti, ma non tutti ugualmente vivaci. Alla signora Lanucci non doveva piacere troppo di passare improvvisamente dall'odio alla riconoscenza. Stese la mano ad Alfonso e volendo supplire con una forte brevità a quanto mancava d'intensità al suo ringraziamento gli disse:
      — Grazie! — Sorrise alla figliuola che aveva gli occhi pieni di lagrime e le disse: — Perché piangi? Sciocca! Così almeno avrete anche qualche po' di denaro!
      Lucia ringraziò singhiozzando. Ella s'era lusingata che Gralli fosse ritornato a lei per solo amore e il dolore di apprendere che così non era fu maggiore che non la riconoscenza. Pianse molto e si ritirò nella sua stanza dopo aver salutato Alfonso, con un grazie ch'era forte perché ripetuto.
      — Quello che non capisco, — disse Alfonso, e parlava per togliersi all'imbarazzo che gli davano quei ringraziamenti, — quello che non capisco si è come queste cose stieno in relazione con l'assenza di Gralli.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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