— Non ne ho mai dubitato io, — gridò Gralli.
Doveva essere vero perché Alfonso sapeva che Gralli s'era accontentato della sua promessa. Raccontò ad Alfonso con l'accento della sincerità che sua madre gli aveva imposto di non sposarsi se prima non avesse avuto in mano la dote.
Alfonso si mise a ridere con disprezzo; affettava di non credere a quello ch'egli già aveva compreso essere vero:
— Mi crede un mentitore dunque? In nessun caso le darei i denari in mano perché diffido io di lei per motivi migliori di quelli che lei può avere per diffidare di me.
Gralli si disperò:
— Se le cose stanno così, come faremo? Mamma è donna che quando ha detto ha scritto e dichiarò di non volerne sapere prima di aver veduto i denari! Non le basta neppure che lei faccia una promessa dinanzi al notaio.
Questo che a Gralli sembrava un ostacolo insormontabile avrebbe potuto servire ad Alfonso quale scusa per sottrarsi all'impegno preso. Non volle e indicando lui la via per mettersi d'accordo sentì gonfiarsi il petto per il sentimento della propria generosità. Gli propose di portarsi insieme il giorno appresso da un notaio e depositare presso di lui i denari con la dichiarazione che non doveva consegnarli che a Gralli e soltanto il giorno del suo matrimonio con Lucia.
Gralli accettò grato della proposta che gli piaceva e che gli sembrava dovesse piacere anche a sua madre. Andò subito dai Lanucci spintovi da Alfonso che lo avvertì ch'erano in pena per la sua assenza. Alfonso gli raccomandò di non lasciar trapelar nulla dell'avvenuto perché non molto lo avvantaggiava con Lucia.
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