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      Miceni venne a congratularsi con gli altri e a raccontare della sua sorte. Non era malcontento; lo si era lodato avvertendolo però che dacché era alla contabilità poco da lui si domandava e che perciò egli non molto sperasse dai suoi superiori.
      — Io sto ancora cercando un impiego e uno di questi giorni spero di potermela battere.
      L'unico che ancora non fosse stato chiamato era Alfonso, e Santo, che quel giorno faceva la parte d'araldo, invece di gridare il suo nome ad alta voce gli si avvicinò e gli disse all'orecchio qualche parola ch'egli neppure bene comprese, ma che suppose fosse l'invito di recarsi da Maller.
      Dal momento in cui venne chiamato Bravicci, Alfonso era stato colto da una grande commozione. Dopo tanto tempo doveva parlare di nuovo con Maller e lo agitava l'idea che Maller avrebbe dovuto contenersi per trattarlo col calmo tono d'ufficio. Era ora ridotto a sperare aumenti di paga e una grande rimunerazione mentre pochi giorni prima aveva temuto di venir retribuito troppo abbondantemente, perché non avrebbe voluto avere l'aria di lasciarsi pagare il silenzio. Ma ora che ne aveva bisogno avrebbe cercato di godere di quanto gli avrebbero dato tenendosi sempre presente che aveva lavorato abbastanza per meritare qualunque rimunerazione.
      Stava per entrare in stanza di Maller già malcontento in anticipazione, allorché Santo con un sorriso ironico lo fermò:
      — Non qui! E il signor Cellani che la chiama!
      Santo credeva che Alfonso non fosse stato chiamato per la rimunerazione. Ad Alfonso s'imporporò il volto, era anche peggio di quanto egli si fosse atteso.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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