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      Francesca non rispose al saluto come se non lo avesse veduto; Annetta chinò la testa ma esitante come se tardasse a rammentarsi di averlo conosciuto.
      Voltosi a guardarle dietro egli la vide parlare a Francesca; gli sembrò che il suo volto fosse molto pallido. Volle assicurarsene sperando di non ingannarsi perché gli sarebbe stato di grande conforto vederla agitata. La seguì a passo lento ma non rivide più la sua faccia non avendo il coraggio di accelerare il passo. La distanza fra di loro andò aumentando e quando Annetta scomparve tra la folla che a mezzodì invadeva il Corso, egli si sentì più solo e più infelice di prima. Sentiva quanto lontano egli si trovasse da lei. Non v'era più via aperta al ritorno; egli rimaneva povero e abbandonato nella vita quando avrebbe potuto essere ricco e amato. Forse era così per sua colpa.
      Alla sera entrando in tinello si sentì chiamare dalla stanza di Lucia.
      — Mamma se ne dimenticò, — gli disse la fanciulla con voce che a lui sembrò tremasse dall'emozione, — la prego di chiudere lei la mia porta.
      La voce commossa di Lucia gli fece credere che quella porta fosse stata lasciata aperta appositamente. Guardò nella stanzetta oscura e vide luccicarvi le lenzuola per un raggio di luce ch'entrava dalla finestra. Dovette lottare per non entrarci. Non desiderava Lucia, ma un suo bacio, gli sembrava, avrebbe potuto annullare l'effetto che in lui aveva prodotto il contegno di Maller, e poi, in quell'agitazione, che cosa avrebbe fatto solo tutta la notte? Eppure non ebbe bisogno di quel bacio per calmarsi perché era bastato il piccolo sforzo fatto per riuscire vincitore nella lotta.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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