— E devo continuare a lavorare in contabilità?
Troppo si risentiva ancora della noia sofferta quel giorno per non sollevare anche questa questione.
— Darò ordine ch'ella venga aiutato nel suo lavoro, — disse Maller cedendo subito.
Alfonso uscì senza ringraziare e salutando con un piccolo inchino.
Questo colloquio lo lasciò in un'agitazione terribile. Uscì dalla stanza di Maller insoddisfatto. Ottenuta la vittoria, sentiva con evidenza che non era quella la desiderata perché non gli era riuscito di togliere la disistima in cui era caduto agli occhi dei capi della banca. Conservava l'impiego — ecco tutto! L'onesto Cellani avrebbe continuato a trattarlo con freddezza e disprezzo! Oh! se avesse potuto parlare liberamente, raccontare quanta parte nella sua avventura avesse avuto la civetteria di Annetta ed il proprio sentimento, un sentimento poco nobile e poco puro ma irresistibile, non lo avrebbero più ritenuto per un individuo che si fosse insinuato in casa Maller per carpirvi una dote con arti poco oneste.
Riandava pensieroso su ogni particolare di quel colloquio a cercare invano una parola della quale avrebbe potuto rammentarsi con compiacenza. Ogni parola detta da Maller era stata improntata dell'antipatia o della noncuranza quando non aveva tradito paura, ed era lui che aveva sbagliato perché ogni sua parola era stata rivolta a conservarsi e migliorare la posizione, nessuna a rendersi più amichevole Maller. Anzi, e questo lo disperava, se aveva vinto nella lotta, era stato per quell'allusione alle cause recondite per cui egli veniva maltrattato alla banca.
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