Dopo la vittoria completa delle nazioni vilmente aggredite dai teutoni; quando gli alleati vennero meno alla causa della civiltà mondiale, si scagliò con frasi roventi e amare contro i traditori dei popoli, non ancora paghi di tante orrende carneficine. L'ingratitudine della Francia, dell'Inghilterra e dell'America verso l'Italia, che aveva vinto da sola la grande nemica ereditaria nella più colossale battaglia della Storia, ed aveva tanto potentemente e decisivamente contribuito con settecentomila morti e due milioni di feriti alla vittoria comune, gli fecero comprendere maggiormente l'infamia di una organizzazione sociale in mano a pochi uomini sordi ad ogni senso di fraternità umana, tetragoni ai bisogni ed alle sofferenze delle classi meno abbienti.
Ma la Patria infelice e poverella, Egli adorò sempre teneramente e non venne mai meno, durante la sua vita, al dovere di ogni uomo di rispettare la terra che gli diede i natali, specialmente quando questa terra si chiama Italia; questa nostra Italia che egli considerava il sale della terra, la nazione altruista e civilizzatrice per eccellenza e dalla quale un giorno, per la genialità dei suoi figli, dopo l'Impero e dopo il Cristianesimo, sarebbe scaturita la terza e definitiva sintesi umana caratterizzata nella Internazionale dei popoli con Roma capitale morale e sociale del genere umano, finalmente e definitivamente redento.
L'illuminato patriottismo del nostro Padre, non fu mai nè borghese, nè monarchico. Per la Monarchia non poteva avere soverchie simpatie giacchè è ben troppo notoria l'infamia colla quale essa trattò Garibaldi ad Aspromonte e che Mazzini condannò a morte.
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