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      Il buon vecchio non si consumò lentamente, dolcemente, come tanti vecchi che la morte vuole ricompensare dell'ingiustizia dell'esistenza, facendoli trapassare nell'assopimento, quasi insensibile di tutto l'essere loro. No. Il profeta dei marinai, doveva morire come aveva vissuto: atrocemente. Un mese di ferocissima agonia aveva scarnificato la dolcissima persona, facendo maggiormente risaltare sul suo viso stupendo dai vividi occhi cerulei, l'indomita fibra di questo vecchio patrizio toscano, discendente diretto di una più che millenaria stirpe di ribelli, di lottatori, di costruttori italici.
      E quando, composta la Sua persona nell'atteggiamento della pace eterna, colla barba fluente e bianchissima che gli scendeva sul petto, mentre i suoi occhi spenti alla luce, fissavano ancora come per un ultimo supremo addio i cari singhiozzanti sul suo sudario, chi nella notte lo vegliò nella atroce e pur dolce solitudine di quella nuda cameretta dell'Ospedale Galliera, provò l'infinito lacerante dolore di veder annientata prematuratamente una preziosa esistenza, una indomita energia creatrice, una fibra eccezionale di uomo e di lottatore.
      Addio, caro venerato Padre. Noi, i tuoi figli, noi i tuoi compagni d'arme, non ti dimenticheremo mai; i legionari della Tua grande Idea vegliano sulle tue preziose ceneri.
      Entra in tutte le memorie, ombra venerabile; sii amato dal popolo che hai tanto amato. Gli uomini come Te sono fulgidissimi esempi dell'Idea rinnovatrice; indicano la diritta via alle masse fuorviate e brancolanti nel buio della moderna «civiltà». Gli uomini che hanno finito come Te, splendidamente il loro triste viaggio in questa terra d'ignominie in cui il Vero e il Giusto ancora non hanno trionfato, sono i grandi benemeriti dell'Umanità. E non saranno mai dimenticati.


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Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere
di Giulio Tanini
Tipogr. Barisione Genova
1922 pagine 108

   





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