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      Era molto amico del proletariato per la cui causa ha combattuto durante tutta l'esistenza sua. Ma egli teneva specialmente a educarlo, ad elevarlo moralmente, a renderlo ben consapevole della grande responsabilità che andrà ad assumersi nell'avvenire che esso sta preparando. Non potrà assurgere degnamente al governo della cosa pubblica - egli affermava - se non sarà a ciò degnamente educato e preparato.
      E, forse, il molto affetto che nutriva per me derivava anche dal fatto di avermi udito dire queste stesse cose in una riunione di antica data, dove qualcuno leggermente aveva sostenuto che il proletariato era pronto fin d'allora per la gestione sociale.
      Mi attese alla porta e volle stringermi la mano e complimentarmi. Tutta la sua anima traspariva in quello istante dalla forza usata nella stretta e dall'atteggiamento del viso sorridente e soddisfatto.
      Esaltava tutte le buone opere, il buon Tanini, da chiunque fossero iniziate, lontano le mille miglia da ogni settarismo; era generoso e plaudiva a tutte le generosità; amava e non odiava, e perciò non imprecava mai contro il suo simile.
      Era buono sopratutto, molto buono, fortemente buono; proprio come dovrebbe essere sempre un socialista. Male non ha mai fatto, neppure a chi glie ne ha fatto tanto a lui.
      Aveva girato mezzo mondo, sbalottato da tutte le correnti, compiendo ovunque sacrifici, accumulando sofferenze ovunque. E a sentirlo raccontare i casi della sua vita, tanto più se tristi, vi apparivano dinanzi agli occhi tutti i suoi sentimenti nobili in tutta la loro perfezione, in tutta la loro squisitezza, in tutta la loro grandezza.


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Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere
di Giulio Tanini
Tipogr. Barisione Genova
1922 pagine 108

   





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