L'entusiasmo che mi guidava non si urtava contro una ostilità vivace, dalla quale avrebbe trovato alimento per intensificarsi, ma si sperdeva in un ambiente di freddezza e di scetticismo, propenso a non pigliarmi sul serio ed a definirmi beffardo, posatore e paradossale, in un ambiente, cioè, nel quale ogni fiamma doveva spegnersi o piegarsi verso la consuetudine equilibrista della stampa cosidetta ben pensante, cioè pensante con il cervello altrui.
Avrei forse finito per cedere ed adattarmi anch'io alla malvacea esposizione di notizie od a pubblicare articoli nei quali i meno puliti interessi tentano paludarsi nel drappo tricolore, se non avessi trovato sulla mia via un uomo che sapevo solo di nome, e che mi venne incontro: Giulio Tanini.
Fu Egli, che, di propria iniziativa, mi chiamò un giorno al telefono per manifestarmi le sue impressioni sull'opera che appena iniziavo e furono parole di fede e di incoraggiamento e sopratutto parole sincere.
I due microfoni che erano serviti alla reciproca presentazione, furono utilizzati ancora per qualche tempo a scambiarci impressioni, ma un giorno volli conoscere personalmente il mio generoso, cortese e sopratutto spontaneo consigliere. Mi recai in un pomeriggio di estate alla Federazione Marinara, che aveva allora sede in Piazza S>. Marcellino, e fui introdotto in una stanzetta adibita ad uso di archivio, priva di finestre ed illuminata soltanto da qualche lampadina elettrica: ambiente strano, basso, ristretto, ingombro di carte, ma che costituiva uno sfondo adatto e suggestivo per quella bella figura di vecchio, dall'aspetto ieratico, il cui esile corpo sussultava ad ogni vibrazione del sentimento.
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Giulio Tanini Federazione Marinara Piazza S S. Marcellino
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