Un breve colloquio, durante il quale sfilarono rapidamente tutte le più gravi questioni sociali e politiche del momento (eravamo a distanza di pochi mesi dall'epoca dell'armistizio ed il mondo fermentava per reazione di quattro anni di sacrifici cruenti e di dolori senza nome) e, pur così diversi per età, per educazione culturale, per passato, ci trovammo uniti nell'identico punto di vista nel giudicare i problemi del momento; nè costituì una ragione di distacco la diversità sul giudizio dei metodi ai quali ognuno di noi due propendeva per raggiungere la finalità: Egli rispettava il mio pensiero come io rispettavo il suo, perchè entrambi in buona fede e liberi da ogni idea preconcetta.
Da quel momento, senza dircelo apertamente e senza sdilinquirci in mutua adulazione, ci sentimmo attratti l'uno verso l'altro da una sincera simpatia.
Ci trovammo altre volte, conversammo sempre per breve tempo, ma in quelle conversazioni si mettevano ordinatamente le questioni sul tappeto e le discutavamo serenamente e rapidamente.
Giulio Tanini è stato per me una guida, un appoggio morale e se altri lo ha conosciuto nella Lotta e nella Poesia, io l'ho apprezzato nelle relazioni di studio, quando le relazioni stesse assumevano uno spiccato carattere cerebrale e dovevano eliminare il convenzionalismo ed attenuare il sentimentalismo, per avviare i ragionamenti su di una direttiva realistica e pressochè matematica. Difatti Egli, il Poeta, in confronto a me, tecnico, portato alla interpretazione scientifica di ogni questione, diventava freddo analizzatore dei fenomeni sociali ed umani e si immedesimava della ineluttabilità delle eterne dottrine economiche; io, tecnico, innanzi al Poeta vedevo la bellezza dell'idealismo anche in ciò che discordava dalle leggi del materialismo storico; e ci amalgamavamo a vicenda, nè mai una disparità di vedute apparve insanabile fra noi, perchè entrambi andavamo alla ricerca del Vero, senza essere legati a pregiudizi di casta, di religione o di partito.
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