Giulio Tanini - idealista - rimaneva sorpreso all'enunciazione di una simile dottrina che in ultima analisi traduce matematicamente, a base di numeri, quanto riflette l'opera dei muscoli e trascende dal cuore e dal cervello, ma mi ascoltava ed il suo momentaneo dissenso si trasformava nell'approvazione, quando per contrasto gli esponevo che la stessa analisi matematica adatta per il lavoratore dell'officina non si presta per il lavoratore del mare.
Nelle officine, tanto gli operai quanto i dirigenti, costituiscono un insieme di ruote funzionanti quasi indipendenti l'una dall'altra; l'avaria e la fermata di una di esse non pregiudica l'andamento di tutto il meccanismo e la riparazione si presenta facile, perchè si può scalettare; d'altra parte questo rotismo funziona soltanto per una terza parte del giorno solare ed è un lavoro metodico che deve procedere con ritmo, affinchè possa produrre ed i suoi stessi caratteri meccanici impongono lo studio meccanico del massimo rendimento.
A bordo, invece, il funzionamento è continuo e non è ritmico, ma deve essere elastico, molto spesso bisogna ricorrere al sovraccarico, ed ogni ruota è di importanza vitale: l'errore di un semplice fuochista o la sbadataggine del timoniere non è paragonabile a quello del tornitore che sbaglia un pezzo al tornio, perchè può portare la perdita della nave con le vite ed i tesori che trasporta.
Il cervello, il cuore, ed i nervi che perdono buona parte della loro importanza nella produzione di officina, sono in continua funzione nel marinaio ed egli non può essere analizzato dal lato meccanico, giacchè la meccanica si presta alle forze fisiche e non a quelle psicologiche.
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Tanini
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