Giulio Tanini fu uno di queste rare eccezioni. Egli sempre diede e nulla mai domandò, sempre operò e lavorò pensando agli altri e non a sè, e la sua gioia del sacrificarsi per il bene collettivo e per la redenzione dei reietti non fu mai turbata dal triste rimorso del proprio interesse danneggiato, giammai fu offuscata o sfiorata dall'ombra del dubbio. Riuscì ad essere un puro, nella più illimitata concezione della parola, e la sua anima fu dalla prima all'ultima ora sempre egualmente protesa verso il bene altrui e soltanto verso il bene altrui, senza restrizioni e senza posa.
Nulla di più so dire per venerare il suo ricordo luminoso.
Ad Achille Valenti
dei MILLE.
MAZZINI
- Vita è missione, - disse, ed al Dovere
eresse l'ara per abbatter troni;
parlò a le plebi, - Non vi son padronisorgete, alte le fronti, anime fiere. -
Creò gli eroi, sferrò rosse bandierecementate di sangue e ribellioni,
tiranni e preti, austrïaci predonirimpaludò ne le foreste nere.
Esule eterno, benedetto, odiato,
due volte a morte lo dannò la reggiache dal pensiero suo s'ergea più forte.
Profeta lo nomò l'italo Fato,
Divino il carme che adorando inneggia,
Redentore dei popoli, la Morte.
Ma queta il passo ove la steppa è verde,
perché i cavalli pascano le alte erbe,
perché bevono chiaro le giumentea qualche stagno ombrato di ninfee.
Sembra un pastore. E indugia perché vedei polledrini ancora alle mammelle.
PASCOLI.
A Bernardino Cecchini
dei MILLE.
GAUCHO
Libero come il vento e in sul tordillodivorar de le Pampe il gran deserto;
per tetto sole e stelle, arduo periglio
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