Io, vate oscuro, ne la rozza e vivafavella tósca, in rime piccoline,
al tuo divin Profeta ôro e a' decreti.
GIULIO TANINI
A Carlo Malinverni, fratello in Eòlia
Seduto a un pino di color giallastro
(anche a i pini co 'l tempo il crin biancheggia),
- Carlo - vid'io tizzon di foco un nastroguizzar giù a fitto ove più il mar vaneggia;
e serpeggiare nel bel ciel verdastrofra stelle azzurre ove Mirzar rosseggia,
e 'l polverio di quel mirabil astroOrïone velar ch'alto troneggia.
Indi silenzio: - a passi cauti e lenti,
maravigliando forte, io queste irsuterocce discesi verso il mar d'Albaro;
e fra spettrali opache acque frangentiquelle gemme cercai, ma son perdute....
se non le rechi al Sol, poeta avaro!
Apparizione di Genova, aprile - 7 - XXIL CIPRESSO ABBATTUTO
CARLO MALINVERNI
AI Poeta GIULIO TANINI
Aspice, venturo laetentur ut omnia saeculo.
Quel, che di calma era cortese e d'ombra,
vecchio fosco cipresso, al suo Poeta,
grave in sua lenta mole, il suolo ingombracome un atleta.
Cadde il gigante, cui tanti anni invanoil turbine squassò: l'altero è domo,
insidiosamente, da la manoferrea de l'uomo.
In che o in chi, crudel, l'uom non prorompese l'ira accoglie ne l'avaro seno?
Talmente, nube in ciel nera corrompeil bel sereno.
E aveano i padri, un dì, sopra quel montel'arbor piantato, e il rito era solenne:
pia memoria! - De i figli oimè! le impronteman non rattenne.
Cadde: - oh! apriche lontane primavere,
quando tra i rami al vento susurrantis'udiano mattinar garrule schiere
nel sol festanti;
e un batter d'ale, un pispigliar sommesso,
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