Ma la malattia, che lo minava da parecchio tempo, tendeva a vincerlo. La Sua mente però si conservava lucida e serena. Il verso che riproduciamo lo scrisse di suo pugno due giorni prima di spirare:
«Quì, del tragico orror de l'Ospedale,
nel nome vostro un voto al mondo io grido:
quanti ha figli la terra abbiano un nidopieno di canti......»
Il verso era indirizzato certo ai lavoratori. Non potè finirlo; lasciò la penna, chiese acqua, si abbandonò dolcemente nelle braccia del buon marinaio Panariello Raimondo; s'assopì.
Spuntò ancora, il giorno dopo, 28 Giugno, una tenua luce di speranza: non di guarigione, ma di dilazione. Verso sera s'aggravò; si sentì tanto male. La fine era imminente.
«IL LAVORO» del 29 Giugno, pubblicava:
Giulio Tanini aggravato
«Giulio Tanini, da oltre otto mesi ammalato, e attualmente degente nella casa di salute «Duchessa di Galliera», si è aggravato nella giornata di ieri, tanto da destare serie preoccupazioni sulla sua guarigione.
Noi ci auguriamo di cuore che egli possa superare la crisi e tornare a battere le sante battaglie dell'ideale in prò dei lavoratori, di tutti i miseri, di tutti i reietti, come fece durante la sua vita travagliata e dolorosa».
Gli ultimi momenti dell'Apostolo
VALERIA VAMPA
Ricordo la sensazione dolorosa che provai quando lo vidi semidisteso sul bianco letto nella vasta camera della Casa di Salute in Via Silvio Pellico e le prime parole che mi rivolse, abbracciandomi: - Voi siete venuta a vedere un uomo morire.
Morire?! No, poichè se la malattia aveva affilato il suo bel volto di apostolo, ancora tanto splendore di vita traluceva dai suoi grandi limpidi occhi azzurri.
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