Viceversa, dopo mesi e mesi di indescrivibili sofferenze, trascorsi in una trepidante alternativa di speranze e di scoraggiamenti, la morte crudele lo ghermí con i suoi rapaci artigli.
Fu essa la più forte, la inesorabile dissolvitrice che annullò tutte le risorse della scienza medica, rendendo vana l'assidua e intelligente assistenza dei marinai e le amorevoli cure della sposa devota e fedele che, quasi il disperato dolore dell'imminente eterno distacco l'avesse resa insensibile ai bisogni della materia, non si staccava nè notte nè giorno dal letto dove il suo Giulio si spegneva in una lenta e straziante agonia.
Quanto, quanto ha patito prima di giungere all'estremo anelito! C'era ancora tanto tempo per morire, Lui che avrebbe dovuto vivere a lungo per la famiglia che adorava, per la scienza di cui fu ardente cultore e per l'Umanità.
Pure, quantunque torturato dal morbo inesorabile, conservava intatta la sua meravigliosa lucidità di mente e l'acutezza del pensiero indagatore.
Non era un moribondo, ma bensì un osservatore a cui niente sfuggiva. Ed io ascoltando silenziosa e attenta, reverente e commossa le sue parole dove si rispecchiavano le sue vicende di fede e di speranza, di passione e di dolore, comprendevo la sua esistenza avventurosa, i sogni immensi e le peggiori delusioni, gli slanci incessanti verso un più equo assestamento delle società; quelli slanci che non ostante lo facessero brutalmente cadere nella dura realtà non riuscivano ad abbatterlo, a scoraggiarlo, a rammolirgli il cuore a deviarne la coscienza.
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Giulio Umanità
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