Non aveva febbre, quella febbre che talvolta è un benificio, la salvezza dell'ammalato. Così assisteva da stoico allo spezzarsi della sua fibra robusta creata per la lotta a oltranza del bene; allo sfacelo di quella sua intellettualità che col suo fascino gli aveva popolata la fantasia con le immagini più belle d'un mondo ideale.
Peraltro un pensiero fisso lo dominava: i naviganti e la loro Federazione più che mai accanitamente ostacolata, insidiata da tutte le perfidie e da tutte le viltà, presa di mira dagli appetiti pescicaneschi degli uni e dalle sfrenate ambizioni degli altri e che rimaneva salda nella sua poderosa compagine schiacciando ad ogni passo la verminaia dei traditori codardi e degli sfruttatori ingordi che gli pullulano intorno.
- Giulietti, Giulietti - andava sovente ripetendo - che tu possa essere fortemente coadiuvato da tutti coloro per la cui elevazione morale lavori con piacere, passione e tenacia; e così dicendo guardava teneramente l'ottimo marinaro Raimondo Panariello che assieme ai figli e alla compagna lo vegliò di continuo.
- Figli miei - diceva - mi tormenta altresì il non potere essere più utile a nessuno.
Perchè oltre l'angoscia di doversi staccare dai suoi cari e da tutto ciò che amava sulla terra, oltre al dispiacere di recare disturbo, dovuto alla sua squisita delicatezza di sentire, l'affliggeva il non avere conseguita la mèta prefissa, condotta a termine l'opera per il cui compimento, lievi gli erano sembrate le più ardue difficoltà, e dolci i più duri sacrifici.
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Federazione Giulietti Raimondo Panariello
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