E a dimostrare che non solo le scienze esatte lo appassionavano, lo vediamo dedicarsi allo studio dei fiori e delle piante. È nel Brasile che studia, attraversando quelle grandi foreste, le proprietà medicinali di certe piante e fiori selvatici brasiliani e scrive un libro di botanica, specialmente dedicato allo studio delle piante di quelle regioni: libro che affidò per la stampa a certo signor Avellino che finì per gabbarlo e negargli i diritti d'autore.
Lavorò col Battelli all'Università di Pisa, col Righi e con lo Schiapparelli. Sotto la sua direzione si costruirono in America ben ventitrè stazioni meteorologiche, e le sue osservazioni di vent'anni sono documentate nei bollettini meteorologici d'Italia.
Lascia inedita una importante opera di chimica ed uno dei più completi formulari di chimica inorganica.
Centinaia e centinaia di articoli, scritti in giornali italiani ed esteri rivelano una profonda conoscenza della materia. Con portentosa facilità espose i soggetti più ardui ed astrusi, sia scientifici che letterari, porgendoli al pubblico senza arie professorali e con un garbo che raramente si riscontra negli scrittori di cose scientifiche.
Nella febbre del buono e del meglio seppe meditare lungamente, astrarsi, scrivere sui gravi problemi dell'esistenza. Compose anche un libro sull'Avviamento allo studio della filosofia; lavoro piano, accessibile a tutte le menti.
La sua opera letteraria.
In letteratura compose versi di un perfetto classicismo soffuso di modernità. Le sue opere principali sono: «Exigua Ingentis» raccolta di circa duecento sonetti; «Calatafimi» opera celebrante la grande epopea garibaldina; «Il lamento del Poeta per un cipresso abbattuto», poemetto dai versi soavi e soffuso di nostalgia infinita; vero gioiello della moderna poesia italiana.
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