Alla cittadinanza tutta, che al disopra e all'infuori dei partiti volle testimoniare un così caldo omaggio all'Uomo integerrimo, vada pure il ringraziamento vivissimo dei famigliari tutti, sì ingiustamente colpiti dalla improvvisa, orrenda, irreparabile sventura.
Per la famigliaALIGHIERO e DIKENS TANINI
Giudizî critici sulla sua opera letteraria
L'AZIONE
- Venerdì 20 Febbraio 1920.
EXIGUA INGENTISGiulio Tanini, la cui Musa pare esprimere e riconcentrare tutto il calore della sua ispirazione in questo volume - edito con tanto lindore di veste dai Fratelli Lambruschini d'Empoli che lo adornano pure di dodici vaghissime fotoincisioni - non è poeta nuovo alle lettere nostre, e già della sua «Visione di Calatafimi» la stampa italiana ebbe ad occuparsi con meritato elogio. Ma in «Exigua ingentis» egli rispecchia, finalmente, tutta intera l'arte sua e il suo pensiero.
Qui, infatti, nello slancio lirico dell'anima, noi ritroviamo quell'ardore di convincimento, quel mirabile impeto bollente di giovanile generosità, quella freschezza di impressione, ch'egli sa incidere, talvolta scolpire, nel suo verso e che congiunge spesso ad una gentile pensosa mitezza di voci le quali ricercano e trovano un'eco simpatica nelle nostre voci interiori.
La forma che il Tanini predilige sopra tutte nella metrica sua è il sonetto «la forma più resistente della lirica italiana» come ebbe a giudicarla il Carducci: e la predilige, quasi sempre, nella quadratura classica che ricevette dai più eminenti maestri, a partire dal Petrarca; voglio dire lo schema A. B. B. A. per la quartina.
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