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      Ed è forse la forma che meglio si conviene al suo temperamento artistico, sempre così sobrio e severo nelle linee costruttive, così armonico nell'assieme della sua toscanica architettura, anche quando egli costringe per entro a quelle quattordici linee tanto rigoglio di luci ed esuberanza di colorito.
      Talvolta come in Cieca natura, nel Canto de le Constellazioni, nel Canto de le quercie, in Io e l'Universo, in Materia in Vita intima, Parla il Sole, Sirio; si eleva ad accenti che rammentano l'Haraucourt, intendo l'Haraucourt de La response de la Terre e delle altre sue produzioni più serie e meditate. Tal altra, come in Foresta boliviana, Miniera di Pennsylvania, Visioni antiche fa pensare alla ispirazione scientifica dello Zanella, ma con ben altro soffio di idealità viva e vivente della vita dei tempi nuovi.
      Poichè vari e multiformi sono gli atteggiamenti a cui sa comporsi la musa sua: onde nelle Intimae, tutte di soggetto muliebre, egli ci offre una sua suggestività quasi di sogno alla Poê, sì da richiamare nell'animo le indefinibili indimenticabili sensazioni che suscita in noi l'immortale cantore di Annabel Lee. Non è a dire, tuttavia, che nel sonetto solo costringa l'estro suo di poeta; chè egli sa scioglierlo, quando vuole, a voli più lunghi e più sostenuti, come ce ne fa fede la maschia ode a Narciso Bronzetti. Ma se dobbiamo sintetizzare, in queste note forzatamente brevi, l'impressione nostra, noi ameremmo meglio, e sopratutto, il richiamo a Giulio Uberti, con cui ci sembra abbia il Tanini tanta affinità elettiva e fraterna, nel comprendere l'arte giusta il supremo concetto mazziniano, quale missione; e per quella sincerità di entusiasmo - «l'entusiasmo che del cielo è figlio» cantava lo Schiller - pervadente il libro dall'un capo all'altro, che suscita un tumulto di affetti e riesce, quindi, ad assolvere il fine vero e solo d'ogni poesia.


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Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere
di Giulio Tanini
Tipogr. Barisione Genova
1922 pagine 108

   





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