Chiunque si faccia ad esaminare questo libro, si fa subito il concetto chiaro che l'autore è nutrito di buoni studi classici, che conosce intus et in cute i più grandi poeti greci, latini e italiani, e che, inoltre è poeta nell'anima.
Moltissime delle sue poesie sono veramente ispirate e alcune di esse, per la robustezza del verso e per il contenuto, ricordano quelle del Carducci. Ciò contrariamente a quanto egli afferma nella prefazione: «I miei scritti sono coserelline che i matti da legare chiamano poesie: sono poi scritte in un genere, che babbo Carducci diceva un tantino infamante e il perpetratore di tanta indegnità degno degnissimo della galera perpetua».
Certo fare il confronto anche lontano tra un poeta, pur di valore, e il Carducci, che non è un grande, ma un sommo, sopratutto un caposcuola il solo che osò e riuscì a introdurre e far vivere nella letteratura il verso alla latina, cosa tentata invano da altri, molto prima di lui, è un po' temerario. Ma è anche vero che si cade nell'eccesso opposto, quando s'innalza troppo alle stelle l'autorità, perchè si cade nel preconcetto e il preconcetto fa sempre prevaricare. Quante volte avviene di trovare tra le persone più oscure, (che possono avere una grande coltura e un grande ingegno) di quelle che hanno composto qualche lavoro letterario da mettersi al pari dei più famosi scrittori?
Io conosco molto intimamente un capo ameno, il quale mi raccontò che una volta, dopo aver recitati dei versi ad un amico, insigne poeta, gli chiese:
| |
Carducci Carducci Carducci
|