« - Calvi e il Pellegrini -
«due generosi a cui fremea ne' petti
«il verbo di Mazzini.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
«voi sollevaste sul sentier le faci
«agli eroi del Cilento».
E quindi rivediamo tutte le scene dell'epopea, dipinte coi più vividi e nuovi colori.
Tra i canti ci piace notare quello di Trento a Calatafimi:
«E tu, vedi l'Eroe de la tua terra
«O Ferruccio di Trento
«Ergisto Bezzi. . . . . . . . . . . . . . .
«Di Caffaro, Bezzecca e Monsüiello
«ogni pietra che s'erga,
«che di sangue irrorai, novo Sordello
«col carme, oggi deterga».
E il diligente ed acuto psicologo ci fa ricordare con rinnovata ammirazione i sentimenti di quel popolo e di quell'Eroe, che dopo compiuta l'epopea sente il dovere d'inchinarsi al sentimento religioso popolare, quando il 17 maggio ad Alcamo:
«il Redentore
«è tratto a furia in chiesa:
«Fra Pantaleo con voci di furore,
«ne canta l'alta impresa,
«con la voce squillante e ne le ciglia
«una passion sì pura
«che tutto il popol freme; meraviglia,
«fervor, odio, paura,
« - e il mesto addio
«intenerìa le austere
«vergini da' nerissimi capelli;
«e di Ciullo, lïeta
«sonava antica, pe' sentieri belli,
«la dolcissina strofa del poeta».
Il contrasto psicologico di colui che fa la guerra per conquistare il regno della pace, che è il «leit motiv» dell'epopea garibaldina ha nella poesia del Tanini un grande interprete, specialmente quando mette in rilievo gli episodi più eloquenti, che non sono argomenti della Storia, ma che la cronaca intelligente nota.
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