Ideò pure un centralino telefonico automatico e un anemografo che donò a Francesco A. Lanza dell'Istituto Meteorologico di Montevideo. E a dimostrare che non solo le scienze esatte lo appassionavano, lo vediamo dedicarsi allo studio dei fiori e delle piante. È nel Brasile che studia, attraversando quelle grandi foreste, le proprietà medicinali di certe piante di quelle regioni: libro che affidò per la stampa a certo signor Avellino che finì, plagiando, per gabbarlo e negargli i diritti di autore.
Lavorò col Battelli all'Università di Pisa, col Righi e con lo Schiapparelli. Sotto la Sua direzione si costruirono in America ventitrè stazioni meteorologiche, e le Sue osservazioni di vent'anni furono documentate nei Bollettini meteorologici d'Italia.
Lasciò inedita un'importante opera di chimica ed uno dei più completi Formulari di Chimica inorganica.
Centinaia e centinaia di articoli, scritti in giornali italiani e stranieri, rilevarono una profonda conoscenza della materia. Con portentosa facilità espose i soggetti più ardui ed astrusi sia scientifici che letterari, porgendoli al pubblico senza arie professorali e con un garbo che raramente si riscontra negli scrittori di cose scientifiche.
Nella febbre del buono e del meglio seppe meditare lungamente, astrarsi, scrivere sui gravi problemi dell'esistenza.
Compose anche un libro sull'Avviamento allo studio della filosofia; lavoro piano accessibile a tutte le menti.
LA SUA OPERA LETTERARIA
In letteratura compose versi di un perfetto classicismo soffuso di modernità. La Sue opere principali sono: «Exingua Ingentis» raccolta di circa duecento sonetti; «Calatafimi» opera celebrante la grande epopea garibaldina; «Il lamento del poeta per un cipresso abbattuto», poemetto dai versi soavi pieno di nostalgica bellezza, vero gioiello della moderna poesia italiana.
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